Il Libro Bianco del Turismo Accessibile è stato realizzato dalla Struttura di Missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia per illustrare lo stato dell’arte del turismo accessibile in Italia.
Non è possibile misurare e approfondire la domanda di turismo accessibile e il valore del suo mercato senza parlare del linguaggio, di cosa significa, di che valore attribuire a queste parole.
Cosa si intende per Turismo Accessibile
Per “Turismo Accessibile”, nel libro bianco, si intende l’insieme di servizi e strutture che consentono a “clienti con bisogni speciali” di fruire della vacanza e del tempo libero in modo appagante, senza ostacoli né difficoltà, e quindi in condizioni di autonomia, sicurezza, comfort.
Ma chi sono i protagonisti di questo mercato? Il confine non è così ben definito, ed è estremamente riduttivo, infatti, pensare alle sole persone con disabilità. Si tratta di includere in questo mercato il più ampio e generico mondo dei bisogni che possono essere rappresentati anche da persone che non hanno disabilità evidenti e riscontrabili (quali un problema motorio, sensoriale, cognitivo, o di salute), ma, ad esempio persone che hanno difficoltà alimentari quali la celiachia o l’intolleranza ad alcuni alimenti, oppure che debbono seguire un regime alimentare iposodico o dietetico. Ci sono poi le persone che si “stancano”, a causa delle patologie o dell’età, a camminare a lungo, e cardiopatie, allergie, bambini, anziani, mamme che spingono i passeggini e tanto altro ancora.
Appare dunque evidente come i turisti con disabilità rappresentino solo una delle possibili tipologie di clienti che si affacciano sul mercato del turismo accessibile. Un mercato che, comunque, si compone di un insieme variegato di domande, e di cui pertanto occorre cercare di conoscere entità ed esigenze, per sempre meglio corrispondervi.
LE MOTIVAZIONI DEL “LIBRO BIANCO DEL TURISMO ACCESSIBILE”
Il presente Libro Bianco sul Turismo Accessibile non è certo una iniziativa estemporanea, un “instant book” magari realizzato a caldo, sull’onda emozionale di un evento: è invece il primo risultato di un processo di deriva lunga, che ha presupposti, basi e svolgimento, attualità e certamente anche futuro.
La memoria ci porta a ricordare quando in Italia di turismo accessibile neppure si parlava, anzi: il fenomeno andava evitato, negato, rimosso. E alla memoria remota, restano relegati episodi plateali di incultura turistica nei confronti della diversità, di rifiuto delle persone con bisogni speciali, di rigetto del problema, come se fosse una tara che il nostro turismo non voleva farsi affibbiare.
Ma episodi di questo tipo avvengono ancora, anche se evidentemente ad una scala molto minore ed in qualche modo, appunto, episodica.
Certamente non si può essere mai sicuri che quelle brutte pagine della nostra storia recente si possano considerare del tutto superate: probabilmente qualche sacca di ignoranza ci sarà ancora, e qualche rigurgito alla sfida della “specialità” potrà ancora verificarsi, ma siamo ragionevolmente certi che questo accadrà sempre più di rado, e che la reazione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e delle stesse imprese a simili eventi sarà rapida e netta.
Turismo accessibile: Rispetto delle norme o opportunità di mercato?
Perché in qualche modo un crinale è superato, e dove magari non hanno potuto la sensibilità e la cultura, è stata la convenienza a farsi legge, è stato il mercato a dettare le regole di convivenza e di accoglienza.
E’ stato ed è un processo, piuttosto che un attimo. Un processo ampio, concomitante se non correlato a fenomeni più generali, nei quali siamo tutti ancora profondamente immersi:
- il nostro Paese ha smesso di essere solo una destinazione di vacanza, ed è diventato anche un importantissimo bacino di domanda turistica; tanto importante che, quasi paradossalmente, adesso siamo tra gli obiettivi prioritari di paesi come la Germania, che invece tradizionalmente era (ed è ancora) il nostro principale bacino di domanda estera;
- la crescita della nostra capacità di attrazione sui mercati internazionali ha subito prima rallentamenti, poi battute di arresto, e quindi oscillazioni; ma soprattutto è cambiata e sta cambiando la sua geografia, da continentale a globale;
- siamo quindi sempre più diventati, nella generalità, una destinazione “matura”, nel senso proprio del ciclo di vita del prodotto, che quindi non riesce più a crescere a ritmi veloci, ma deve fronteggiare una competizione agguerrita, e rispondere alle esigenze di una domanda sempre più ricca di esperienza, segmentata, turisticamente “acculturata”.
Italia: un turismo maturo?!
Ma il concetto di maturità, come noto, ha accezioni ben diverse, e di segno opposto: in senso positivo è un apprezzamento per il punto culminante e migliore di un processo (la crescita e la maturazione, appunto), in senso negativo invece è la fine di una spinta propulsiva e l’inizio di un periodo di potenziale declino.
Quello che a noi qui interessa è il primo significato: l’Italia turistica ha negli ultimi venti anni raggiunto una fase in cui non si può certo più considerarla una destinazione arrembante a cui si perdonano i difetti in nome delle tante qualità naturali o dei tanti patrimoni ereditati.
E’ invece una marca “corporate” tra le più apprezzate e desiderate del Mondo, a cui si richiedono e da cui si pretendono non solo emozioni, ma anche e sempre più prestazioni in linea con i migliori standard internazionali.
Contemporaneamente non c’è dubbio che, anche per effetto della crescente contaminazione con gli altri Paesi dell’Unione Europea, molte spinte di tipo valoriale hanno iniziato a prendere piede anche in Italia, in qualche modo assecondando una sorta di “vento del Nord” che da noi, metaforicamente ma neanche troppo, il più delle volte spira valicando le Alpi e si diffonde poi a macchia d’olio.
E’ stato così prima per le questioni e le sensibilità ambientali, per l’opposizione all’energia nucleare e per l’uso di fonti rinnovabili, per il risparmio energetico e la bio-architettura, quindi per l’attenzione all’equità ed alla solidarietà nel commercio, ma anche per le “quote rosa”, tanto per dare i riferimenti fondamentali.
Ed è stato così anche per la tutela ed il riconoscimento della disabilità e dei diritti dei portatori di bisogni speciali, magari passando anche attraverso le “giornate” internazionali istituite e celebrate su questo tema specifico come su altri a contenuto valoriale e culturale, e la cui ultima edizione si è tenuta proprio negli ultimi giorni del 2012, precisamente il 3 dicembre.
Da tendenza valoriale a opportunità di mercato
Ma le tendenze valoriali sempre più si fanno anche opportunità, precondizioni, regole del mercato. Tanto per ricordare la tendenza valoriale “madre”, e cioè la tutela dell’ambiente, il consumismo non ha smesso di esistere, mentre la sensibilità “verde” si affermava, ben oltre la parabola dei partiti politici che pretendevano di rappresentarla in esclusiva.
E così, come preconizzava Jost Krippendorf trenta anni fa, la fase in cui siamo potrebbe essere definita come “verde consumo”: i prodotti vengo scelti anche (e forse prevalentemente, in molti casi) per la loro attenzione all’ambiente nelle fasi di produzione, nelle scelte di packaging, nel loro smaltimento, ecc..
E per questo è sempre più valida l’affermazione che ”si vota con il portafogli”, sia in negativo, boicottando i prodotti che contrastano il nostro sistema di valori, che in positivo, privilegiando quelli che invece li rispettano o addirittura se ne fanno alfieri.
Queste tendenze di lunga deriva investono a pieno titolo profondamente anche e proprio i comportamenti turistici: in particolare, iniziano ad esprimersi dal lato del consumo, e quindi, di solito in un secondo momento, influenzano anche l’offerta e le imprese che la esercitano e i territori che le supportano, in un percorso che si spera virtuoso, in quanto in grado di rinforzare la fedeltà, il senso di appartenenza, l’affinità: in una parola, la condivisione.
Corporate Social Responsability e Turismo Accessibile
Dal lato dell’impresa privata, l’approccio più attuale è quello che riconduce l’accessibilità all’ampia e variegata tematica della Responsabilità Sociale (anche detta CSR, Corporate Social Responsibility). Una tematica che ha preso corpo negli ultimi anni, e che ha condotto a pratiche molto articolate e a sistemi di comunicazione anche molto sofisticati.
In generale le imprese si muovono in tema di CSR in relazione all’imperativo di creare valore economico (doing business), con l’opzione di creare anche valore sociale (doing good). Ma l’obiettivo a cui tendere, è quello di combinare intrinsecamente le due sfere di valore economico e sociale, creando il massimo dell’utilità nel contesto in cui si opera.
Questo schema generale serve a leggere con una maggiore cognizione di causa anche i comportamenti imprenditoriali in tema di turismo accessibile: l’azione delle Istituzioni, le campagne di comunicazione, e le conseguenti spinte prescrittive, hanno sortito l’effetto di sensibilizzare ed in qualche modo anche costringere le imprese ad una maggiore attenzione, e se possibile anche ad attività specifiche, inserendo quindi a pieno titolo l’accessibilità nel contesto della responsabilità.
Ma nella esperienza italiana il circuito virtuoso cui si faceva cenno non si è ancora del tutto esplicitato, ed ha anzi preso talvolta qualche vicolo cieco, ad esempio quando ha preteso di confrontarsi con la classificazione delle strutture ricettive. Si discuteva di luminosità delle lampadine, metri cubi d’aria, ampiezza delle sale comuni, ed intanto per la strada i turisti veri salivano a fatica sugli autobus, dopo aver trascinato un trolley sul pavè, interrogandosi ancora sul significato del “coperto” al ristorante. E questo, immaginiamolo bene, con difficoltà tanto più serie e pressanti se si trattava di turisti con disabilità o bisogni speciali.
Le classificazioni e le norme non garantiscono l’accessibilità
Le classificazioni, a confronto con i turisti veri, rischiano di generare sconforto: il diritto per tutti a fare turismo non dovrebbe più essere solo una prescrizione di legge da far osservare, imponendo l’abbattimento delle “barriere architettoniche”. Per un Paese a turismo maturo come il nostro, per una potenza economica tra le più sviluppate del Mondo, l’idea di accogliere tutti i turisti non deve più essere un optional, non più solo il simbolino della sedia a ruote tra i tanti, non più solo un “plus”.
Si tratta invece di una prova di civiltà a cui non ci si può sottrarre. Non ha più senso parlare di qualità senza assumere come pre- condizione questa prova di civiltà. Solo da qui può partire il rilancio delle qualità turistiche del nostro Paese, che sono tante, ma non possono più essere considerate un’esclusiva dei turisti “normali”.
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- Hotel per disabili oppure Hotel per tutti?
- Turismo Sostenibile e Turismo Accessibile, Non Confondiamoli!
- Da persone disabili a turisti – Ascolta il podcast di Rinascita Digitale Registrato durante Talk About condotto da Stefano Saladino che intervista Roberto Vitali.
“Far diventare le persone con disabilità dei consumatori. Il mercato turistico è preparato? Affrontiamo la tematica con Stefano Saladino e Roberto Vitali.”
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